Alcuni anni fa ho cominciato una mia personale riflessione sul cibo che mi ha portato, dopo una attenta meditazione supportata da letture e ricerche, a fare delle scelte importanti sui cibi che portavo in tavola. Forse la mia è stata una scelta alimentare radicale, ma i benefici che ottenevo sul mio corpo e sulla mia mente in termini di salute e vitalità, mi hanno sostenuta e aiutata soprattutto quando venivo attaccata e criticata perché sembrava solo essere una scelta alla moda.
La mia esperienza
All’inizio è stata una scelta dettata esclusivamente da motivi di salute, erano anni che soffrivo di fastidiosi dolori muscolari ed ero soggetta a contratture. Un giorno ho pensato perché non unire alla ginnastica specifica una dieta sana e ricca di alimenti vivi? I benefici sono arrivati quasi subito: perdita di peso, maggior vitalità ed energia, più desiderio di movimento e conseguente diminuzione dei dolori.
Nello stesso periodo avevo iniziato ad avvicinarmi alla pratica yoga e di meditazione perciò la riflessione etica non ha tardato a farsi strada. Ho letto molto: libri, riviste, informazioni sul web, incontrato persone e scambiato opinioni e così ho potuto crearmi il mio punto di vista e capire che per me in quel momento non mangiare derivati animali era la scelta migliore.
Rapporto tra cibo e benessere
Questo percorso di consapevolezza mi ha portato a osservare con maggior attenzione come si nutrono le persone accanto a me e a pormi delle domande sulla correlazione tra il loro stato di salute e il loro rapporto con il cibo. In particolare osservavo i ragazzi e quello che mangiavano durante le pause e la mensa e mi chiedevo se cambiando alimentazione sarebbe cambiato anche il rendimento scolastico.
Ho potuto notare che una percentuale molto alta di alunni durante gli intervalli si nutrono di cibi confezionati e industriali che di vitale non hanno nulla e che apportano all’organismo sì certo dell’energia spendibile nell’immediato, ma anche molti aditivi, coloranti e sostanze di sintesi. Questi alimenti sono innocui per la salute? È possibile correlare l’assunzione massiccia di queste sostanze con alcuni disturbi dell’apprendimento sempre più presenti tra i nostri alunni?
Zucchero e iperattivismo
Spesso i bambini bevono succhi di frutta e altre bibite zuccherate per dissetarsi, queste bevande contengono molti zuccheri e pochissime vitamine, anche perché per mantenersi sono stati pastorizzati e con il calore enzimi e vitamine vengono per lo più distrutti, le fibre sono assenti. Praticamente un succo di frutta in bottiglia o bric è quasi solo zucchero.
Assumere bevande di questa tipologia che relazione ha con lo sviluppo di iperattivismo e sindrome da DHD?
Molti studi già nel secolo scorso hanno portato alla luce una netta correlazione tra questi disturbi e un consumo di zuccheri, si è visto in particolare che una dose concentrata di zucchero fa salire di 10 volte il livello di adrenalina nel sangue dei bambini portando ansia, irritabilità, iperattività o aggressività.
Lo zucchero non si trova solo nelle bevande, ma anche nei prodotti da forno industriali e nelle farine. Spesso mi capitava di vedere pranzare i ragazzi con un semplice pezzo di pane bianco raffinato e poi riscontare disattenzione, svogliatezza e sonnolenza nelle lezioni pomeridiane. Certo il pomeriggio dovrebbe essere occupato da altro e non da lezioni teoriche, ma non mettendo ora in discussione questo fatto, chiediamoci se un’alimentazione diversa potrebbe creare altri presupposti di apprendimento.
Cause nascoste e semplici gesti quotidiani
Nella scuola di oggi sempre più bambini vengono certificati per disturbi di apprendimento, deficit di attenzione e DHD, senza fare una attenta riflessione sulle cause che hanno portato a questo si cerca nel più breve tempo possibile una soluzione che limiti i danni. Spesso consiste in una visita specialistica e in un certificato che attesti il problema per poi poter applicare le misure dispensative e limitare gli obiettivi da raggiungere. Per non parlare dei farmaci, assunti dai bambini sempre in maggior quantità, con un mercato redditizio e in crescita.
Forse la soluzione è molto più facile e vicina a noi e non prevede etichette e certificati da assegnare a nessuno. Forse migliorando il nostro stile di vita e cambiando a piccoli passi alcune nostre abitudini, alimentari e non, potremo vedere grandi risultati. Ci basterebbe fare un piccolo esperimento, provare, tanto è a costo zero.
L’educazione alimentare non può essere studiata solo in teoria sui libri di testo, la didattica del fare deve entrare anche in questo campo. E soprattutto non solo a scuola, ma anche in famiglia e già in età prescolare, quando i bambini sono molto più attenti e vogliosi di esplorare.
Sono sempre stato convinto che mangiare poco ed equilibrato, piccole razioni distribuite nel tempo possa certamente aiutare ad essere reattivi e non letargigi. Questo può aiutare l’apprendimento ma sicuramente c’è un fattore genetico e familiare alla base
"Mi piace""Mi piace"
Forse, ma la genetica si puo arginare proprio con la corretta alimentazione e uno stile di vita sano. Alle volte classificare tutto come una questione genetica può essere una scusa o semplicemente una risposta comoda che ci toglie dalla responsabilità dell’agire e cercare altre soluzioni.
Sono anche convinta che siamo tutti diversi e per ognuno c’è una soluzione ottimale specifica.
"Mi piace""Mi piace"