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L’inutilità dei compiti per le vacanze

Arrivano le vacanze e con esse il fardello dei compiti per casa, da svolgere quotidianamente, seduti alla scrivania, magari con l’aiuto di mamma e papà. I compiti devono essere svolti per recuperare quello che non si è fatto durante l’anno o per consolidare conoscenze e abilità traballanti. Guai a non assegnarli, altrimenti si viene visti come sfaccendati, libertini, rivoluzionari.

Ma i compiti per le vacanze sono davvero necessari?

Per come è strutturata la nostra scuola, sembrerebbe proprio di sì, anzi indispensabili. Certo se si pensa al sapere come semplice istruzione che viene impartita nelle aule da un docente onnisciente, i compiti da svolgere a casa sono parte dell’attività. A scuola si spiega, si viene a contatto con il sapere, che per essere consolidato ha bisogno di esercizi. A scuola il tempo è limitato, per questo devono essere svolti in altro ambito.

Chi non si impegna a scuola avrà ancora più necessità di svolgere esercitazioni domestiche, connotando così i compiti per le vacanze con un’accezione negativa e punitiva. Inoltre gli insegnanti che riempiono di compiti gli alunni sono visti come quelli più severi e rispettabili, mentre chi non ne da è visto come nullafacente o come colui che ha poca voglia di correggere.

Apprendimento esplicito e implicito

In realtà l’apprendimento non è solo istruzione, anzi quest’ultima è una versione riduttiva e fuorviante. L’apprendimento implicito è molto più diffuso ed efficace, perché dura nel tempo. Uno degli obiettivi della scuola dovrebbe proprio essere questo: consolidare conoscenze che durano nel tempo o meglio fornire strumenti duraturi per reperire conoscenze nel tempo.

I compiti per le vacanze non servono a consolidare nulla, non portano apprendimento, ma solo ansie, nervosismi e veri e propri disagi in famiglia. Pochi giorni fa ho assistito a un dialogo che mi ha fatto comprendere chiaramente come i compiti siano un peso per tutti i parenti: dialogando con un’amica questa mi ha fatto notare come il prossimo anno sarebbe finita la pace e la serenità proprio perché il suo bimbo più grande avrebbe iniziato le elementari. “Il prossimo anno ci saranno i compiti, oddio già sto male. Ma li farai con tuo padre, non con me” disse rivolgendosi al bambino.

Raramente vengono svolti in autonomia, anzi spesso vengono fatti dagli stessi genitori o è necessario pagare qualcuno che aiuti i ragazzi a gestirli. Se svolti in maniera frettolosa e incompleta sono esclusivamente una perdita di tempo prezioso. Soprattutto in vacanza. Sì, il tempo trascorso fuori da scuola è un tempo prezioso per potenziare l’apprendimento implicito, tutto ciò che si apprende in modo naturale, senza consapevolezza, semplicemente perché si è immersi in un determinato ambiente.

I veri compiti per le vacanze

Il bambino impara in modo implicito a camminare e a parlare la lingua dei genitori poiché è immerso in un ambiente ricco di stimoli, perciò sarebbe opportuno che durante le vacanze fosse data l’opportunità ai genitori di fare esperienze arricchenti con i figli, piuttosto che litigare seduti ad un tavolo per svolgere consegne date da altri.

I compiti si dovrebbero fare a scuola, sotto l’occhio dell’insegnate, che osserva e può intervenire in ogni occasione.

L’unico compito per le vacanze dovrebbe essere quello di divertirsi a sperimentare nuove attività e situazioni, visitando nuovi luoghi o semplicemente stando seduti sulla sdraio a leggere un buon libro. Questo è produrre apprendimento significativo.

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