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Legge 170 del 2010, la vera rivoluzione

La legge 170 del 2010 lo esprime a chiare lettere: la scuola deve essere inclusiva, imparziale ed equa e deve soprattutto promuovere una didattica personalizzata. Da tutti è dato per scontato: questa nuova didattica è una necessità e un obbligo verso i dsa. Ma non si può apportare novità utilizzando sempre gli stessi, vecchi, strumenti.

Probabilmente la legge 170 è l’unica grande novità degli ultimi anni, la vera rivoluzione del sistema scolastico. Tra le riforme poco sostanziali della buona scuola, i continui cambiamenti del sistema per reclutare gli insegnanti e le polemiche sulle strutture scolastiche emergono le innovazioni nel concepire l’insegnamento espresse nella legge per tutelare i dsa: una scuola che non da importanza esclusivamente al risultato finale, una scuola attenta alle potenzialità degli alunni, una scuola per gli alunni.

L’importanza dei processi, non dei risultati

Ponendo l’attenzione sui processi che portano al raggiungimento di determinati obiettivi e tralasciando di misurare la mera prestazione, cercando di eliminare il giudizio, ma sostenendo la valorizzazione dell’espressione personale che deve essere promossa attraverso una libera espressione la legge 170 porta verso una vera individualizzazione della didattica e una diminuzione dell’importanza del voto come unico processo di motivazione allo studio.

Nella teoria tutti dovrebbero lavorare sempre attraverso la didattica personalizzata, ma nella pratica questo è impossibile, soprattutto se ci si trova a lavorare in classi numerose e se si pretende di lavorare in classe sempre con la vecchia spartizione dello spazio insegnate in cattedra di fronte agli alunni; se si pensa a un insegnamento come trasmissione orale del sapere e se si utilizza il libro di testo come unica fonte di conoscenze.

La realtà della personalizzazione didattica

Ma purtroppo questo è quello che si trova ancora nella maggior parte delle aule: banchi disposti rigidamente in fila e cattedre di fronte, al massimo alle spalle una lavagna multimediale, ma che così disposta non ha nessuna funzione innovativa. E la personalizzazione per i dsa richiesta dalla legge 170 si traduce semplicemente in fotocopie diversificate e qualche altro strumento dispensativo e compensativo che non fanno altro che rendere il soggetto più isolato e vulnerabile.

Quando è nata, quasi dieci anni fa, la legge 170 sembrava dover rivoluzionare la scuola e potenzialmente aveva tutte le carte in regola. In realtà non ha prodotto nulla se non un maggior burocrazia, carte su carte per certificare necessità e bisogni, e una ancor maggior discriminazione e penalizzazione delle diversità. Perché possa essere veramente un’arma rivoluzionaria necessita di essere applicata a tutti gli studenti. Poiché tutti hanno necessità e stili di apprendimento diversi.

Strumenti compensativi a disposizione di tutti

Introdurre il computer come misura compensativa per un disgrafico significa nella maggior parte delle volte mettere quell’alunno alla mercé di tutti poiché sarà l’unico in classe ad usare il computer, ancora una volta si sentirà diverso. Mentre disporre i banchi a piccoli gruppi, eliminare la cattedra permettendo al docente di muoversi tra le varie isole e dando a più la possibilità di utilizzare il computer per svolgere laboratori di scrittura creativa permetterebbe la realizzazione della vera didattica individualizzata, la vera inclusione, la vera possibilità di espressione.

La vera funzione della scuola

Il mondo è cambiato, le informazioni ora sono alla portata di tutti, basta un click sul pc ma anche sullo smartphon. La scuola dovrebbe rendersene conto il prima possibile: non è più sua la funzione di trasmissione del sapere. Il docente non è il depositario di una verità ultima e introvabile. Alla scuola spetta un altro compito. Quello di valorizzare i talenti dei singoli, di dare libertà di espressione e soprattutto conoscenza e capacità di utilizzo degli infiniti strumenti attraverso cui attingere alla conoscenza.

La legge 170 non deve essere vista come la spada di Damocle, ma come un opportunità per cambiare prospettiva di visione, per rendersi conto che un altro modo di fare scuola è necessario e possibile. I dsa e i bes e ogni altra categoria speciale, non deve aspettare di essere certificata e tutelata, ma deve trovare agevolmente strumenti espressivi a sua disposizione per poter esprimersi provando gratificazione e piacere. Senza sentirsi un diverso.

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