Una settimana fa, più o meno, mi trovavo ad ascoltare per la seconda volta in pochi mesi le poesie in musica del cantautore Vasco Brondi. Durante lo spettacolo che lo ha visto girare i teatri italiani, oltre alle sue canzoni ha citato e letto aneddoti, pensieri e poesie di autori da lui amati, tra questi Calvino. Questa citazione mi ha particolarmente colpito tanto da spingermi a ricercare la fonte e a riflettere sulle parole del grande scrittore italiano.
Molti anni fa in una sua celebre intervista televisiva, Italo Calvino al giornalista che gli chiedeva “tre chiavi, tre talismani per gli anni 2000”, rispose:
“Imparare delle poesie a memoria … molte poesie a memoria, da bambini, da giovani, anche da vecchi … perché quelle fanno compagnia, uno se le ripete mentalmente … e poi lo sviluppo della memoria è molto importante… (…)”
Poesie a memoria, l’antitesi di questi anni, l’esperienza più lontana da tutto ciò che stiamo vivendo. Niente nella nostra quotidianità ha un briciolo di poesia, tutto è scandito da frenetici ritmi pragmatici. Tutto deve seguire una logica del fare per avere un risultato concreto. Tutto è visto, dichiarato, condiviso. Viviamo di insegne luminose, di slogan costruiti apposta per attirare gli allocchi.
Che cos’è la poesia
In questi anni di poesia se ne legge sempre meno e a scuola se ne studia ancora meno. Più importanti le grandi storie, le saghe infinite, le comprensioni del testo o gli esercizi in preparazione delle prove Invalsi. Quasi ci si vergogna ad ammettere che si legge poesia.
Alle volte si è proprio incapaci, disabituati ad ascoltare e a trovare significati altri alle parole o semplicemente non più pronti a perdersi affascinati nel suono ricercato di assonanze e consonanze.
La poesia, espressione di umani pensieri attraverso metafore, attraverso suoni, attraverso parole dai significati altri. Parole messe in fila secondo uno schema ritmico che deve, che può, essere rigorosamente seguito. Oppure parole in libertà perché chi è poeta ha anche la licenza di non seguire alcuna regola.
Cosa c’è di più creativo della poesia. Sembra quasi una forma di design della parola. La poesia è una forma creata con le parole, scelte, accostate con cura, con precisione.
Bambini e poesia
I nostri giorni sono troppo cadenzati, ritmati, veloci per prestare attenzione alla poesia. Non solo per noi adulti, nemmeno i bambini hanno più tempo per la poesia. Presi dall’ansia di intrattenerli e di riempirgli la giornata abbiamo tolto loro il diritto ad annoiarsi, abbiamo tolto loro un po’ di creatività, tanto tutto è già bello è pronto perché sforzarsi a vedere il mondo da un’altra prospettiva.
Per fortuna i bambini sono creativi per istinto e soprattutto inguaribili testardi e prima di arrendersi provano e riprovano.
Un modo diverso di guardare la realtà
Poesia è anche uno sguardo diverso sul mondo. È saper accostare idee e concetti in contrasto tra loro con straordinario equilibrio. È saper aspettare, è cercare e trovare. È soppesare, valutare, scegliere. È anche criticare. È farsi guidare dalle emozioni. È mostrarsi nudo, vero. È abituarsi ad avere attorno bellezza.
Pochi sono i luoghi in cui oggi si da spazio alla poesia e a tutto ciò che si porta dentro. La scuola da troppa poca importanza a questa forma di espressione percepita come lontana dal nostro mondo, dalle esperienze dei bambini/ ragazzi del XXI secolo. Ma che cos’è se non poesia lo sguardo di un bambino sul mondo? Oppure ci hanno veramente fatto credere che lo smartphone sia un oggetto così naturale per questi “nativi digitali”.
La solitudine di questi anni
Intanto siamo sempre più soli nelle nostre case grandi e piccole, nelle nostre esperienze quotidiane, nelle nostre esperienze extra-ordinarie. E cerchiamo rifugio in un mondo virtuale, dentro i nostri schermi. Facciamo scorrere la mente, lasciamo andare l’impegno a trattenere perché abbiamo visto e fatto già troppo nell’arco della giornata.
E forse il vero antidoto a questo mal di vivere, che è la depressione dei nostri anni, è veramente ripetere parole in rima perfettamente accostate l’una all’altra. Forse è veramente solo questione di poesia.
… e poi lo sviluppo della memoria è molto importante… (…)”
In una società in cui non è più indispensabile ricordare nulla perché c’è un sistema di archiviazione e consultazione rapida per tutto come trasmetteremo le nostre esperienze passate alle nuove generazioni? Non ricordiamo, non sappiamo scrivere testi lunghi e complessi, non leggiamo. Sono abilità da recuperare o semplicemente è il prezzo dell’evoluzione umana in adattamento continuo? E la scuola che ruolo ha in tutto questo? E soprattutto che doveri ha verso l’essere umano?
Da insegnante ti dico, che per la mia esperienza a scuola ancora si legge. Probabilmente la percezione esterna non è questa perché ormai certe cose si fanno solo, purtroppo, a scuola. Il ruolo della scuola è fondamentale, ma non dimentichiamoci del ruolo della società e di tutti noi adulti. Il modello di riferimento, di sicuro fino all’adolescenza, siamo noi.
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Cara Cristina,
a quanto ne so non sempre si fa a scuola, soprattutto nella secondaria è molto lasciato all’interesse e alle competenze del docente. Poi sono d’accordissimo con te: il ruolo della società e degli adulti è senz’altro essenziale quanto quello della scuola. Forse gli uni sono lo specchio dell’altro e la scuola ha senz’altro grosse responsabilità viste anche le potenzialità che ha, la possibilità di dare modelli diversi e visioni diverse. Vero è anche che senza un’alleanza tra le parti tutto diventa più difficile.
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Non so, almeno l’antologia e i principali testi del la letteratura italiania si leggono perché quello è il programma! 😀 Se i professori non fanno il programma, beh. È un problema e bisogna farlo presente!
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Il programma non è un obbligo, è solo un’indicazione di massima da cui scegliere e adattare alla situazione della classe.
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Buongiorno. Insegnante anche io. Che insisto perché si memorizzino ad esempio le tabelline. Non sono i programmi, il problema. Sono tutti i mille aggettivi con cui giustifichiamo la non prontezza e la possibilità di essere esonerati dal dovere. Sono tutti dis…qualcosa adesso. Io che vado avanti come un treno, sono spesso attaccata.
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Probabilmente i problemi ci sono, ma dovremo far capire ai ragazzi che quelle problematiche non sono un freno o una giustificazione e che su tutti vince la volontà e soprattutto il piacere di imparare. Purtroppo la burocrazia ci ruba un sacco di tempo che, invece, noi insegnanti dovremo dedicare a coltivare la nostra creatività.
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