La domanda imprescindibile da cui iniziare è perché andiamo a scuola? Sembra quasi scontata la risposta, ma scontata non è. La scuola non può più essere un luogo che fornisce solo conoscenze: non è più questa la sua funzione, altri l’hanno spodestata dal trono e la battono sicuramente in velocità e quantità di informazioni. La scuola ha qualche possibilità di sopravvivere, anche egregiamente, se prova ad avvicinarsi alla vita quotidiana e dispensa strumenti per facilitarne lo svolgimento.
Cosa fanno quotidianamente gli uomini se non risolvere problemi? Certo per trovare soluzioni efficaci è necessario possedere un buon bagaglio di informazioni, conoscenze di base chiare e consolidate che il nostro cervello deve avere sempre a disposizione. Ma è ancora più importante allenarlo a sviluppare strategie e soluzioni e un ottimo strumento è l’utilizzo del problem solving già a scuola.
Che cos’è il problem solving?
Il problem solving è un processo mentale, un insieme di strategie che un essere umano applica quando si trova davanti a un problema da risolvere. Nella didattica può inserirsi come processo creativo che l’alunno fa suo per avvicinarsi in modo più coinvolgente a un argomento o a una tematica specifica. Si può apprendere attraverso il problem solving qualsiasi materia, da quelle letterarie a quelle scientifiche, tutto sta nel partire da una domanda stimolante e interessante.
Che cosa sviluppa
In una didattica per competenze, come le indicazioni per il curriculum del 2012 richiedono, sicuramente programmare un percorso in cui si utilizzi anche la strategia del problem solving è essenziale. Questo strumento infatti non solo è in grado di motivare e stimolare gli studenti, è trasversale, interdisciplinare ed utilizzabile dall’infanzia alle scuole di grado più elevato. Lavora sulle otto competenze chiave in maniera equa, stimolando soprattutto il senso di iniziativa e di imprenditorialità.
Proplem solving e la gestione delle emozioni
Educare alle emozioni, a riconoscerle a gestirle e ad accettarle, invece di negarle e reprimerle attraverso rimproveri e punizioni o imposizioni immotivate, dovrebbe essere il grande primo obiettivo della scuola, se vuole essere un vero strumento educativo e non semplicemente un contenitore di conoscenze.
Una buona gestione delle emozioni è essenziale per uno sviluppo equilibrato della persona, per sostenere un buon apprendimento e crescere in autostima e sicurezza. Il problem solving lavora anche in questo campo perché contiene in se una componente emotiva, in quanto l’emozione rivela e accompagna la presenza di un problema, oltre a una componente cognitiva e comportamentale.
Come si attua il problem solving
Il primo passo da compiere è riconoscere che esiste un problema e individuare in cosa consiste. Successivamente, attraverso un’attività guidata dal docente o attraverso strumenti autocorrettivi, è necessario cominciare a porsi le domande per stabilire quali siano le cause del problema dato. Individuare degli obiettivi da raggiungere. Mettendo in relazione cause e problemi, stabilire delle possibili e potenziali soluzioni. Valutare le conseguenze per ogni soluzione e infine scegliere la soluzione migliore.