L’elemento centrale della scuola secondo le indicazioni nazionali per il curriculum
Nel settembre del 2007, l’allora Ministro dell’educazione Giuseppe Fioroni divulgava le Indicazioni per il Curriculum per la scuola per l’infanzia e il primo ciclo di istruzione, fisicamente si presentava come un piccolo libricino che conteneva i parametri culturali entro i quali avrebbe dovuto svilupparsi la nova scuola o, come scrive il Ministro nella prefazione, “ … entro cui ripensare l’esperienza di fare scuola”.
Perciò già dieci anni fa si era consapevoli che la nostra scuola aveva necessità di nuovi parametri e linee guida per ripartire, sostituire i vecchi programmi, che purtroppo qualcuno nomina ancora, e allo stesso tempo tutelare e ribadire la libertà di insegnamento. La scuola italiana aveva necessità di uno svecchiamento per rimettersi al passo con l’Europa, ma al contempo era necessario salvaguardare le grandi qualità che in essa erano presenti, prima fra tutte la buona preparazione di base che portava i nostri studenti alle Università.
La premessa del Ministro: personalizzare l’educazione
La premessa scritta dal Ministro Fioroni è tutta incentrata sul concetto di insegnamento concepito esclusivamente come atto educativo, la scuola non deve istruire, ma educare dal latino e-ducere, tirar fuori capacità, abilità e competenze che sono già proprie della persona. Tira fuori ciò che si è nella relazione con gli altri, così si impara ad apprendere.
L’altro concetto chiave espresso riguarda il destinatario di questa educazione, chi è colui che vogliamo aiutare a educare? Essenzialmente una persona, ossia un essere unico e irripetibile, che in quanto tale ha necessità proprie e si esprime con caratteristiche peculiari derivate dal presupposto che ci sono intelligenze multiple (Gadamer).
Obiettivo della scuola è stimolare la curiosità, alimentare la fantasia, la creatività, l’ingegno e aiutare la persona ad applicare la pluralità delle proprie capacità, abilità e competenze. Far crescere la persona nella sua globalità, nella sua interezza. Questo obiettivo non è perseguibile se non rivolgendosi a un bambino specifico, con una didattica fortemente personalizzata, ed è senz’altro inapplicabile pensando di lavorare rivolgendosi a uno studente astratto.
Interessante anche l’affermazione che sottolinea come l’educazione personalizzata finalizzata a far conoscere e ad accettare, a tirar fuori e costruire sé, si può realizzare esclusivamente entrando in rapporto con la realtà circostante. Quindi non partendo dall’astrazione, ma da fatti concreti che si realizzano nel presente o che si sono manifestati nel passato, in una parola da una pluralità di eventi e scenari concreti, tangibili e dalla relazione con persone altrettanto concrete.
Ultimo, ma non meno importante è il concetto della condivisione: di idee, di principi, di modalità operative tra gli educatori, siano essi insegnanti o genitori. Una scuola che si fonda su tali principi necessità di un continuo confronto, un continuo dialogo tra gli attori presenti: il lavoro degli insegnanti è un lavoro di squadra che mette tutti sullo stesso livello, pur rispettando la professionalità (sottolineando questo aspetto) e le specificità di ognuno, insegnanti, genitori e studenti.
Come leggere le indicazioni
Le parole che trovano spazio nella riflessione iniziale del Ministro, sono esplicitate e approfondite nella prima parte del documento, dove si analizza la base teorica su cui poggiano le Indicazioni e l’organizzazione del curricolo. Successivamente si lascia spazio alla declinazione di tale curriculum nella scuola dell’infanzia e nella scuola del primo ciclo (suddividendo primaria e secondaria di primo grado).
Si parla di CULTURA SCUOLA PERSONA sottolineando più volte come la finalità ultima della scuola sia fornire agli studenti autonomia di pensiero partendo sempre da concreti bisogni formativi, promuovere apprendimenti capaci di orientare lo studente nel proprio cammino personale. La scuola si presenta come una vera formatrice di persone libere di poter scegliere e capaci di adattarsi nei vari contesti culturali, accogliente e capace di far fronte alle varie diversità rispondendo ai bisogni di persone che vivono qui e ora.
Le Indicazioni Nazionali per il curriculum 2012 rappresentano il quadro di riferimento per la progettazione personalizzata affidata alle singole scuole e poi ai singoli docenti. Ogni scuola predispone il curricolo nel rispetto dei traguardi per lo sviluppo delle competenze, degli obiettivi di apprendimento posti dalle indicazione. Il curricolo si articola attraverso i campi di esperienza nella scuola dell’infanzia e attraverso le discipline nella scuola del primo ciclo.
Segue a tale proposito una definizione sintetica di cosa si intenda per Campi di esperienza, Discipline e aree disciplinari, traguardi per lo sviluppo delle competenze, obiettivi di apprendimento e valutazione.
Senza entrare nell’analisi specifica del documento e senza approfondire le indicazioni per ogni grado di scuola, soffermiamoci a riflettere sulle linee guida, sulla cornice di riferimento in cui si inseriscono campi di esperienza e discipline. Anche ad una lettura non approfondita e possedendo una scarsa conoscenza del pensiero montessoriano, non si può non notare un forte richiamo ai principi base di questo metodo.
Punti di contatto tra indicazioni nazionali e metodo Montessori
Per chi è ancora scettico sull’attualità del pensiero montessoriano a quasi un secolo dalla sua formulazione e per chi è dubbioso sulle capacità di questo metodo di fornire adeguate soluzioni ai problemi della scuola d’oggi, è utile analizzare ed evidenziare le vicinanze del testo elaborato dal Ministero per dare le linee guida della nuova scuola e il pensiero formulato da Maria Montessori.
Partiamo dal primo concetto di concepire la scuola come un luogo in cui si educa, perciò si aiuta a tirar fuori dal soggetto educato capacità e abilità, non richiama forse le idee montessoriane di educare il potenziale umano e il concetto di “aiutami a fare da solo”? Dare fiducia all’individuo che come essere umano è spinto naturalmente dal desiderio di conoscenza?
In questo caso l’insegnante, nella sua grande professionalità, è chiamato non solo a possedere molto bene le chiavi della sua disciplina, ma anche a mettersi in disparte per lasciare campo libero al soggetto dell’educazione. Si direbbe che all’insegnante spetti solamente di predisporre l’ambiente perché quest’ultimo possa svilupparsi da sé. Ecco l’importanza dell’ambiente.
Per non parlare della necessità di una didattica personalizzata, che nelle scuole montessori si applica quotidianamente attraverso la lezione a piccoli gruppi o ad alunni singoli e attraverso la lezione libera. Proprio quest’ultima, nel proporre la libertà di scelta del materiale da usare o dell’argomento da approfondire permette al bambino di esercitare la propria volontà, di riflettere sui propri bisogni e dirigere le proprie energie costruttive verso ciò che è funzionale al proprio sviluppo
Quanto sono realmente applicate le Indicazioni nazionali
Sembrerebbe che la scuola del futuro (ma ricordiamoci che le indicazioni nazionali sono già vecchie perché pubblicate nel 2007) sia una scuola che si basa su solidi principi montessoriani, ma nella pratica quanto queste indicazioni sono seguite o quanto gli insegnanti sono messi nella condizione di seguire queste indicazioni?
Basterebbe fermarsi su un solo punto per capire quanto sia difficile realizzarle concretamente e quotidianamente. Come è possibile promuovere una didattica personalizzata se un docente si trova a svolgere una lezione in una classe di 25 alunni senza avere la possibilità di copresenze orarie con altri colleghi.
Certo molto è dato da una buona e solida progettazione a monte, e questo ci fa capire ancora di più come le 24 o 18 ore settimanali di lavoro siano solo una proforma per l’insegnante che deve, per poter lavorare in serenità e con professionalità, investire molto più tempo.
Sono in troppi ad insegnare senza essersi presi la briga di leggerle. Grazie per questa ottima sintesi.
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Grazie Cristina, per l’attenta lettura. Spero di averti ancora mia ospite.
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