La mano è quell’organo di intelligenza che ci distingue dagli altri animali ed è attraverso di essa e attraverso il suo allenamento che l’uomo ha potuto fare dei salti nella linea evolutiva modificando le dimensioni del suo cervello e le capacità adattative nell’ambiente. Se possiamo essere d’accordo sul fatto che non ci sono molte differenze tra gli animali per quanto riguarda il provare emozioni e il sentire, l’uomo infatti non può arrogarsi la capacità di gioire e soffrire, possiamo sostenere che ha una totale supremazia nell’uso della mano e nel campo del linguaggio. E proprio la mano, gli esercizi della motricità fine sono collegati con lo sviluppo del linguaggio e incidono sulle abilità di scrittura e lettura.
La mano e lo sviluppo dell’intelligenza
La mano organo dell’intelligenza»
– Maria Montessori
«La mano strumento prima degli strumenti»
– Aristotele
«L’uomo è il più intelligente degli animali grazie all’avere le mani»
– Anassagora
«a quello arriva la man che ubbidisce all’intelletto.»
– Michelangelo Buonarroti
Artisti, filosofi, pensatori, pedagogisti e medici nel corso dei secoli hanno affermato la supremazia dello strumento mano a disposizione dell’uomo, ne hanno sottolineato l’importanza per l’intelletto e il determinare un discrimine. Maria Montessori ne ha parlato in tutti i suoi testi e ha fatto della sua educazione essenzialmente un’educazione della mano perché è attraverso questa che l’uomo prende possesso dell’ambiente, lo trasforma e lo fa proprio secondo le leggi cosmiche. Tutta la pedagogia montessoriana è incentrata sull’educazione alla mano: partendo dalle attività sensoriali dei primi anni, agli esercizi di motricità fine, di presa, di controllo che porteranno poi il bambino a fare propria la scrittura di lettere e numeri.
Quello che osservo a scuola
Avendo la possibilità di osservare dei bambini di 5/ 6 anni alle prese con le prime prove di scrittura, ma anche come madre di una bimba di tre anni e come insegnante di scuola media ho potuto acquisire consapevolezza in merito all’importanza di allenare la motricità fine della mano e correlare fluidità di movimento con disturbi di apprendimento, e problematiche di scrittura. L’allenamento della mano è sempre meno sviluppato sia a scuola che a casa, fin da piccoli i nostri bambini sono sempre meno abituati a “fare con le mani”, lavorare e sviluppare questi muscoli. E questo senz’altro avrà ripercussioni sullo sviluppo complessivo della persona.
Uso delle forbici e di altri strumenti “pericolosi”
Neghiamo ai bambini piccoli di usare forbici, punteruoli e altro per paura che si feriscano e si facciano male, ma così facendo neghiamo loro anche la possibilità di un pieno sviluppo di mano e cervello, portandoli con più difficoltà alla scrittura. Tenere in mano una penna in modo corretto, usarla con la giusta pressione e fluidità è un traguardo che si raggiunge passo dopo passo attraverso esercizi quotidiani come tagliare, sminuzzare, afferrare, prendere, impastare. Se neghiamo queste esperienze entro una fascia d’età, nel periodo sensitivo di massimo sviluppo, rendiamo più difficoltosa e lenta l’acquisizione della scrittura.
Puntare a un cervello plastico e duttile
Semplici e quotidiani dovrebbero essere gli esercizi che allenano alla motricità fine della mano, soprattutto nella prima infanzia. Dal farci aiutare in cucina a impastare il pane o la pizza, a mescolare l’impasto della torta, a esercizi come l’infilare delle perle, l’abbottonare una maglia, allacciare le scarpe. Proporre ai bambini già dai tre anni il ritaglio di figure curvilinee, colorare con matite e cere evitando pennarelli che spesso vengono presi con il pugno, lavorando con pennelli e acquarelli sulle sfumature e intensità del colore. Così impareranno sì a usare telefonini, tablet e computer visto che saranno gli strumenti della quotidianità nel loro futuro, ma daremo loro la possibilità di adattarsi anche ad altro grazie alla plasticità del loro cervello.