Arriva dicembre e con lui l’aria di festa e regali, ma non solo. Dicembre porta anche i primi colloqui genitori – insegnanti: per alcuni un vero girone dantesco, per altri un momento di bilancio positivo, ma per tutti una gran faticaccia! Ore di code interminabili nei corridoi affollati delle scuole, dove il chiacchiericcio e i commenti dilagano assieme a le più svariate teorie sul rendimento dei propri figli e agli aneddoti sui docenti, mai tanto chiacchierati come il giorno dei colloqui generali. Quello che Andy Wharol chiamava i 15 minuti di notorietà!
In realtà i colloqui genitori – insegnanti sono una grande opportunità di crescita per entrambe le parti, per incontrarsi, guardarsi negli occhi, conoscersi e stringere quell’alleanza che porterà entrambi a conoscere meglio il bambino e a conoscere meglio se stessi. Perciò abbandoniamo l’ascia di guerra, lasciamo a casa teorie e preconcetti e armiamoci di pazienza per affrontare code, caldo e corridoi affollati. Perché questa è una grande opportunità per conoscere cosa fa e com’è nostro figlio fuori dalle mura domestiche e, viceversa per noi insegnanti, com’è il nostro studente come persona.
I quattro punti per un buon colloquio
Perché un colloquio sia propositivo e funzionale alla crescita e non semplicemente una sterile chiacchierata deve seguire quattro punti fondamentali: essere propositivo, mettendo in luce gli aspetti positivi dello studente, evidenziare sì il rendimento partendo dall’analisi dei prodotti realizzati dai ragazzi, ma non dimenticando l’aspetto relazionale, formulare delle strategie condivise scuola – famiglia per gestire eventuali situazioni di disagio. L’insegnante non si deve limitare a condividere le osservazioni o le prestazioni dei singoli alunni, ma deve aiutare a trovare delle soluzioni, mettendo in campo la propria professionalità che va oltre alle conoscenze inerenti la materia di insegnamento.
Parlare sempre in positivo
Spesso durante i colloqui noi insegnanti mettiamo in evidenza gli aspetti negativi o comunque da migliorare e lasciamo poco spazio a quelli positivi, ma dovremo sempre lasciare ampio spazio a questi ultimi e chiederci, soprattutto nella scuola dell’obbligo, chi è la persona che abbiamo di fronte, quali sono pregi e difetti del nostro alunno. Cercando sì soluzioni per questi ultimi, ma soprattutto valorizzando le conquiste grandi o piccole ottenute. Il cambiamento è una costante della vita umana e non c’è cambiamento che abbia solo aspetti negativi o positivi. Non c’è persona che abbia solo aspetti negativi o positivi. Partiamo da qui per mettere il primo tassello di fiducia nella relazione docente – genitore.
Presentare il problema attraverso fatti oggettivi
Se osserviamo delle problematiche, portiamo fatti oggettivi che possano documentare e aiutarci a conoscere la situazione. Disegni, lavori, esercizi o compiti svolti dagli alunni dove emerge chiaramente la situazione di disagio, il problema. Da qui partiamo per condividere le nostre idee, il nostro pensiero frutto dell’osservazione e delle nostre competenze cercando delle strategie, se non per risolvere, per portare verso una possibile risoluzione del problema. Soprattutto cerchiamo di rimanere aperti al dialogo e alla relazione, poiché è dalla chiarezza e sincerità di quest’ultima che dipende il benessere del bambino.
Se un bambino si sente compreso e vede che c’è un’alleanza tra scuola e famiglia, ossia se comprende che c’è qualcuno che è lì per lui, per sostenerlo, per aiutarlo, per fornirgli strategie utili, non esiterà a mettersi in gioco. E allora i colloqui avranno una reale funzione e l’attesa estenuate nei corridoi un suo perchè.