Riflessioni e idee su attività di accoglienza nelle classi prime della scuola secondaria primo grado

Tra qualche giorno le scuole torneranno ad animarsi di studenti, una nuova avventura sta per prendere inizio. Per qualcuno sarà il primo giorno di un nuovo percorso, una nuova scuola, un nuovo periodo della propria vita scandito dall’ingresso in una nuova fase di crescita. Entrare alle scuole medie significa fare un primo passo nel rocambolesco mondo dell’adolescenza, emozioni a mille, costruzione della propria identità, ricerca del gruppo e della propria affermazione nel sociale. Iniziare bene questo cammino è fondamentale per questo trovo necessario dedicare un post alle attività di accoglienza delle classi prime della scuola secondaria di primo grado.

Cosa vogliamo dai nostri alunni?

Quando ci troviamo davanti una nuova classe, un gruppo di persone diverse tra loro che dovranno imparare a coesistere e a relazionarsi perché condivideranno gran parte della loro giornata assieme chiediamoci innanzitutto quali sono i nostri obiettivi per questo gruppo. Cosa vogliamo da loro? Cosa vogliamo dare loro? Personalmente trovo che sia essenziale dare loro benESSERE, prima dei contenuti, delle strategie, dei metodi. Benessere e strumenti che possano portare queste persone in crescita a comprendersi e a comprendere come relazionarsi.

Cosa dicono i colloqui di continuità

Solitamente c’è un periodo dell’anno che è la fine o l’inizio in cui le maestre incontrano i professori per lo scambio di informazioni sui futuri alunni; trovo questi incontri atroci, ma è solo una mia opinione personale e forse non dovrei esprimerla così apertamente. La mia sofferenza è tale nel partecipare a queste riunioni che sono addirittura arrivata a somatizzare il malessere. Il problema è che i colloqui vertono sempre sulla parte negativa e problematica della situazione, mai a evidenziare le positività. Ecco forse l’attività di accoglienza potrebbe migliorare partendo da qui: introducendo un nuovo sistema di conoscenza tra alunni e insegnanti. Magari con un incontro di persona, in modo che l’insegnante possa vedere con i propri occhi, farsi un’idea personale, di prima mano. Poi è corretto anche prendere informazioni.

Incapacità nel gestire le emozioni

Le informazioni che negli ultimi anni emergono è che i bambini e i ragazzi hanno sempre più problemi a gestire le emozioni, le frustrazioni, ci sono difficoltà relazionali, facilità a infrangere le regole, comportamenti aggressivi. Penso che questo sia un dato allarmante, sul quale dovremo riflettere attentamente se vogliamo ottenere qualcosa di diverso dagli attuali risultati e non continuare a lamentarci che le classi sono ingestibili, con scarso livello di attenzione e partecipazione. Quando queste difficoltà sono diffuse anche in una classe di eccellenze forse è il caso una buona volta di mettere da parte il programma, i contenuti, la quantità e lavorare profondamente sull’essere umano.

Il gioco come veicolo esperienziale di emozioni

Se la lezione frontale non ci aiuta, non perché è vecchia e obsoleta, ma perché si concentra esclusivamente sul passaggio di nozioni e informazioni, è importante porre attenzione su altre modalità di intervento. Primo tra tutti il gioco, un’attività che è vicina ai ragazzi, che lavora sul corpo e sulla mente, che permette di mettere in gioco le emozioni, di conoscerle, di allenarle. Per questo ritengo utile iniziare le attività di accoglienza con dei giochi coinvolgenti e attivanti che permettano di far emergere la reale situazione di partenza di ogni alunno, come una fotografia o una mappa. L’insegnante è parte attiva del gruppo e per questo partecipa al gioco, lo conduce.

Le potenzialità del teatro

Il teatro e la teatralizzazione potrebbero essere un altro strumento altrettanto utile ed efficace per permettere il vissuto esperienziale di concetti e situazioni; lo consiglio per l’introduzione, la scelta e la condivisione delle regole di classe, un aspetto spinoso e fondamentale da trattare i primissimi giorni. Portando i ragazzi a vivere l’esperienza, animando la situazione che si creerebbe in assenza di quella regola, possiamo indirizzare la riflessione sull’aspetto che riteniamo maggiormente importante per quel gruppo classe ed estrapolare il principio quasi spontaneamente dagli stessi ragazzi. Le regole non vengono subite o semplicemente accettate perché date dall’insegnante, ma vengono viste come una necessità per vivere meglio.

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